VOLONTARIATO ED ARCHEOLOGIA

    Volontariato e archeologia: cosa succede in Italia In Italia esistono decine di progetti di ricerca scientifica diretti e coordinati da archeologi professionisti, esperti e altamente formati, che prevedono la partecipazione di studenti universitari, studenti più giovani e volontari mossi dal desiderio di agire nell’interesse pubblico e dell’eredità culturale di cui tutti siamo responsabili.

Data:
25 Gennaio 2024

VOLONTARIATO ED ARCHEOLOGIA

 

 

Volontariato e archeologia: cosa succede in Italia

In Italia esistono decine di progetti di ricerca scientifica diretti e coordinati da archeologi professionisti, esperti e altamente formati, che prevedono la partecipazione di studenti universitari, studenti più giovani e volontari mossi dal desiderio di agire nell’interesse pubblico e dell’eredità culturale di cui tutti siamo responsabili.
Agli archeologi professionisti sono affidate le scelte relative alla strategia di scavo e alle tecniche da utilizzare per rimuovere gli strati. Gli archeologi spiegano agli studenti e ai volontari come muoversi in un cantiere archeologico, quali sono le norme di sicurezza da rispettare, qual è la prassi di scavo e come intervenire materialmente per acquisire competenze e contribuire alla ricerca scientifica. Le mansioni, ovviamente, sono diversificate a seconda dell’età e delle competenze pregresse dei singoli. Ogni attività è svolta sotto il vigile controllo di archeologi esperti: dalla redazione della documentazione grafica, fotografica e descrittiva, al laboratorio di catalogazione dei reperti. C’è uno scambio continuo tra l’archeologo professionista, che trasmette le proprie conoscenze e la propria passione, gli studenti e i volontari, invitati a partecipare all’attività scientifica e, molto spesso, disposti a contribuire alle spese della ricerca.

 

Scavo dromos-1

L’archeologo è chiamato a svolgere un ruolo importante per la società: è il mediatore tra passato e futuro, un’interfaccia tra l’eredità culturale e il pubblico. È l’archeologo che, con il suo lavoro, si incarica di trasmettere il valore del patrimonio culturale alla società civile, affinché questa possa interagire con l’eredità culturale e produrre quel valore relazionale che quattro muri diroccati, da soli, non saranno mai in grado di trasmettere.
Tutto questo secondo principi che l’Italia dovrebbe aver acquisito da tempo, poiché è lo stesso articolo 4 della nostra Costituzione a ricordare che “ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.Nella circolare della DG, l’analisi del comma II si chiude con il divieto per il concessionario di creare “profitto” con l’attività di scavo archeologico, essendo questa “un’attività diretta alla conoscenza, alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale (…) e non a scopi lucrativi”. La DG ammette il versamento di quote di partecipazione agli scavi, purché “utilizzate per coprire i costi di vitto, alloggio e assicurazione dei partecipanti stessi, o le spese vive connesse allo svolgimento della campagna”. Si tratta di un concetto del quale, nella Convenzione della Valletta, non sembra che si faccia parola. Anzi, in riferimento al “Finanziamento della ricerca e della conservazione archeologica”, nell’art. 6 della Convenzione si legge che le Parti si impegnano “a prevedere un sostegno finanziario alla ricerca archeologica da parte delle autorità pubbliche statali, regionali o locali, secondo le rispettive competenze”. E se questi finanziamenti non ci sono o non arrivano, che si fa? Si ferma la ricerca archeologica?
La più recente Convenzione di Faro fa un bel balzo in avanti su questo argomento e, all’articolo 10, spiega che “per utilizzare pienamente il potenziale dell’eredità culturale come fattore nello sviluppo economico sostenibile, le Parti si impegnano a:
a. accrescere la consapevolezza del potenziale economico dell’eredità culturale e utilizzarlo;
b. considerare il carattere specifico e gli interessi dell’eredità culturale nel pianificare le politiche economiche;
c. accertarsi che queste politiche rispettino l’integrità dell’eredità culturale senza comprometterne i valori intrinseci”.

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Organizzare Field School a cui partecipano studenti e volontari, italiani e stranieri, a nostro parere è creare un modello sostenibile di ricerca archeologica, che non compromette in alcun modo l’integrità dell’eredità culturale ma, al contrario, la potenzia e la trasforma in un valore attivo. La partecipazione dei cittadini nella ricerca archeologica e nella ricerca scientifica in genere, a nostro parere, aumenta infatti la consapevolezza e, di conseguenza, il valore relazionale del patrimonio culturale.

Ci sono moltissimi cittadini di tutto il mondo coinvolti nella ricerca scientifica, si chiamano citizen scientists, volontari del sapere, e traggono il massimo della soddisfazione nel conoscere e partecipare al progresso comune. In campo archeologico, il ruolo di questi volontari è quello di coadiuvare i ricercatori nella raccolta del dato grezzo sul campo. Gli archeologi forniscono ai volontari gli strumenti teorici e pratici per poter collaborare alle attività dello scavo, insegnano loro cosa fare e come farlo bene, guidandoli in ogni passo, in un percorso di apprendistato continuo.

Palaia-tomba-etrusca-nel-bos3co

 

Molto spesso i volontari si caricano, oltre che del pagamento del loro vitto e alloggio, di gran parte delle spese necessarie alla copertura del budget di scavo – compresi i compensi per gli archeologi – con l’entusiasmo e la generosità che derivano dalla condivisione del sapere e dal desiderio di contribuire alla valorizzazione del bene comune e dell’eredità culturale.

La partecipazione di studenti e volontari agli scavi archeologici, dunque, non contraddice quanto disposto dalla convenzione della Valletta, né mette in discussione la direzione scientifica dello scavo o le competenze dell’archeologo professionista.

Ci auguriamo che la Direzione generale archeologia del Mibact guardi con interesse e positività quello che l’archeologia contemporanea è in grado di offrire al nostro Paese, riconoscendo per prima il valore relazionale che gli archeologi hanno rispetto alla società e al bene comune.​

 

Ultimo aggiornamento

26 Gennaio 2024, 18:51